La settimana scorsa la Camera ha terminato, nottetempo, in un’Aula semivuota per l’abbandono delle opposizioni, l’esame degli emendamenti sulle Riforme della Costituzione dando il via libera, seppur in attesa del voto finale previsto a marzo, ai 40 articoli del ddl costituzionale, che abroga il bicameralismo perfetto, affidando alla sola Camera dei deputati il ruolo politico, a partire dalla fiducia al governo, e rivede i rapporti tra Stato e Regioni, rafforzando il potere centrale su settori strategici quali ad esempio le grandi infrastrutture. E’ un momento tanto atteso e direi storico visto che la questione delle riforme costituzionali è stata una costante del dibattito politico parlamentare fin dalla metà degli anni Settanta. Poi, nella XVII legislatura, è stata sottolineata con forza la necessità di procedere alle riforme dallo stesso Presidente della Repubblica, Napolitano, nel discorso pronunciato il 22 aprile 2013, dinanzi il Parlamento in seduta comune, in occasione del giuramento per il secondo mandato. Una necessità fatta propria in maniera convinta e determinata dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha sottolineato l’esigenza di intervenire in tempi ravvicinati con una riforma costituzionale, incentrata sul superamento del Senato e sulla revisione del titolo V.
Il Governo ha quindi presentato un disegno di legge costituzionale, approvato dal Senato l’8 agosto 2014 ed ora all’esame della Camera, che dispone ilsuperamento del bicameralismo perfetto, rivede il riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni, elimina dal testo costituzionale le province e reca la soppressione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
Qui di seguito una sintesi del Testo di legge approvato alla Camera.
Nasce il Senato dei 100
Addio al bicameralismo perfetto. Il parlamento resta articolato in Camera e Senato ma con poteri diversi. Montecitorio diventa l’unica assemblea ad elezione diretta , esercita la funzione legislativa ed è titolare del rapporto di fiducia del governo. Il
nuovo Senato, non più eletto dai cittadini, sarà composto da 95 senatori espressione delle autonomie eletti con metodo proporzionale dai consigli regionali fra i propri componenti e – uno per ciascuno – fra i sindaci del proprio territorio. Altri 5 senatori sono nominati dal capo dello Stato e durano in carica sette anni
Funzioni piene solo alla Camera
La funzione legislativa “paritaria” resta solo per le leggi costituzionali e quelle in altre specifiche materie come la legge elettorale. Tutte le altre leggi sono approvate dalla Camera. Il Senato potrà proporre alla Camera – non più a maggioranza assoluta dei suoi componenti, come previsto dal testo uscito dalla commissione – ma con maggioranza semplice modifiche sulle leggi di Stabilità e altre materie indicate espressamente . Allo stesso modo la Camera potrà poi respingere le proposte di Palazzo Madama sempre a maggioranza semplice
Elezione, cambiano i quorum
Il presidente della Repubblica sarà eletto dai 630 deputati e i 100 senatori in seduta comune. Con il debutto della Camera alta espressione delle autonomie non ci saranno più i grandi elettori rappresentanti delle Regioni previsti oggi. Cambia il quorum per l’elezione rispetto alla versione approdata in aula: servirà la maggioranza dei due terzi dell’assemblea nei primi tre scrutini, da quarto basteranno i tre quinti dell’assemblea mentre si scenderà ai tre quinti dei soli votanti dal settimo scrutinio in poi
L’ok solo a maggioranza assoluta
Tra le novità approvate nella notte di venerdì c’è anche la modifica al quorum necessario a deliberare lo stato di guerra: per il via libera, che con la riforma spetterà alla sola Camera, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Una soluzione definita dal ministro Boschi « di mediazione» rispetto alle posizioni di chi chiedeva i due terzi. Ma per Rosy Bindi,«con una legge elettorale maggioritaria che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione»