(lavocedinewyork.com)Il presidente del Senato Grasso, in visita negli USA, incontra la comunità italiana e parla della necessità di far tornare a casa i giovani che oggi sono costretti a cercare opportunità all’estero. Si dice poi dispiaciuto per la probabile chiusura del consolato di Newark e ribadisce che il voto degli italiani all’estero soddisfa un’esigenza costituzionale di rappresentanza.
“Altre volte sono stato in questa sede. E ogni volta ho questa emozione e questa emozione mi fa sentire come a casa mia” ha esordito Piero Grasso nel suo intervento al Consolato Generale di New York, lunedì pomeriggio, alla presenza del Console, Natalia Quintavalle.
Grasso ha voluto cogliere l’opportunità dell’incontro con la comunità italiana newyorchese per “Riflettere insieme sulle difficoltà che accompagnano la nostra presenza all’estero e soprattutto discutere in chiave costruttiva quelle che sono le opportunità di crescita comuni”. E ha proseguito lodando quegli italiani che si distinguono all’estero e che invece troppo spesso in Italia non trovano opportunità: “C’è un Italia all’estero che noi in Italia spesso ignoriamo (…) Noi siamo orgogliosi di queste persone per l’impegno quotidiano che mettono nel loro lavoro e per l’energia che spendono in contesti che però riescono a valorizzare le persone e le individualità”. Grasso si è detto rammaricato che in Italia non si sia altrettanto capaci di valorizzare quelle forze, ma ha ammesso che il problema è anche della politica, anche se lui dopo 43 anni da magistrato fa ancora fatica a vedersi come politico, ha spiegato.
E il pensiero va soprattutto ai giovani costretti ad andare fuori per poter proseguire gli studi, andare avanti con le ricerche: “Spero che noi politici potremo dare a questi giovani la possibilità di tornare in Italia, perché non possiamo privarci i queste forze così importanti”.
Poi Grasso ha affrontato alcune questioni particolarmente sentite dalla comunità italiana a New York e in particolare quella delle circoscrizioni all’estero su cui ha detto (vedi video qui sotto): “La relazione licenziata dalla commissione dei saggi parla di una soprressione della circoscrizione degli italiani all’estero. Non è nelle mie facoltà prevedere l’esito di questa riforma (…) però sul piano personale vi posso dire che il voto degli italiani all’estero soddisfa un’esigenza costituzionale di fondamentale importanza, che attribuisce al Parlamento il compito di rappresentare la nazione. E la nostra nazione non è solo a Roma, a Milano, a Palermo o a Torino, ma è anche qui, a New York e in tutte le realtà in cui gli italiani ci rendono orgogliosi…” parole su cui la voce del presidente del Senato è stata sovrastata dall’applauso del pubblico.
Poi Grasso ha risposto alle domande del pubblico e a chi gli chiedeva di impegnarsi per salvare il consolato di Newark, la cui chiusura prevista in primavera sembrerebbe ormai inevitabile, ha risposto passando la palla al senatore Renato Turano, eletto nella circoscrizione Nord America. Turano ha garantito che continuerà a lottare sia al Senato che alla Camera per mantenere il consolato in New Jersey e ha aggiunto che lo stesso impegno verrà messo per mantenere la circoscrizione estera, pur se alcuni cambiamenti potrebbero essere necessari. Con ottimismo ha concluso: “La circoscrizione estera rimarrà”.
Avvicinato da La VOCE che gli chiedeva di commentare le recenti parole con cui il procuratore Vittorio Teresi (che ha sostituito Grasso a Palermo) si è rivolto direttamente ai mafiosi esortandoli a raccontare il loro rapporto con la politica, dato che loro restano in galera mentre certi politici grazie al rapporto con loro si sono arricchiti, Grasso ha cercato di sviare con una battuta: “Non so cosa abbia detto Teresi, mi trovavo fuori dall’Italia”. Poi il presidente del Senato ha fatto capire di non evere intenzione di commentare le dichiarazioni del Procuratore di Palermo e ha concluso con un’altra battuta: “Ma una cosa su Palermo ve la vorrei dire. Sono contento che i rosa abbiano vinto a Siena, è la prima volta che il Palermo vince fuori casa quindi vuol dire che devo venire a New York più spesso per farlo vincere”.