Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012
Aprile 15, 2014Lettera dell'On. FitzGerald Nissoli al Commissario dell'Inps
Maggio 7, 2014Da Associazione Dialoghi, Festival Nazionale delle Culture e Società Italiana di Sociologia
Fucsia Fitzerald Nissoli (PI) : “Uno dei maggiori pregi di questo libro risiede nell’approccio multidisciplinare che permette di cogliere le mille sfaccettature di un fenomeno ricco e complesso”. Hassan Abouyoub (Marocco) “Un lavoro geniale perché ci ricorda che siamo tutti un prodotto dell’interculturalità”. Cecilia Obono Ndong (Guinea Equatoriale): “Siamo tutti migranti in qualche modo e la differenza sta nel contributo che ognuno di noi porta con sé nel Paese in cui si reca”
ROMA – “Un volume collettivo con l’ambizione di essere un importante tassello per la comprensione di concetti legati ai fenomeni sociali complessi e di grande attualità”. Inizia così la prefazione del volume “Lessico interculturale” (Franco Angeli) presentato ieri pomeriggio alla sala stampa della Camera. Alla stesura del volume, spiega la curatrice Serena Gianfaldoni, hanno partecipato oltre 55 professori ed esperti di tutta Italia in materia di intercultura. “Ci sono filosofi, sociologi, letterati, giuristi ed economisti che hanno scelto delle parole utili per un’indagine non solo accademica ma anche per cercare un’integrazione delle parole”. “Sono stati contattati tutti i professori italiani che si occupavano di dinamiche interculturali e intereligiose., -spiega la curatrice – abbiamo chiesto loro quali parole potessero definire meglio le dinamiche interculturali. È stata fatta una rosa di voci e ogni docente ne ha scelta una da approfondire”. “L’attività di networking è fondamentale -conclude la Gianfaldoni – e il fatto che si scenda dal mondo della cultura e si passi all’utilizzo concreto di certe teorie è una cosa fondamentale perché gli autori non si sono fermati solo alle parole, hanno anche cercato di portare avanti un messaggio utile che possa essere utilizzato dalle politiche sociali che cerca le forme per realizzare questi principi.
Gli interventi, durante la presentazione, sono stati numerosi e a vario titolo. I lavori, coordinati da Gianni Lattanzio, dell’Associazione “Dialoghi”, sono stati aperti dall’intervento della deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli (PI), eletta all’estero nella ripartizione America settentrionale e centrale e dal collega Edoardo Patriarca (Pd) , componente della Commissione Affari sociali della Camera.
“È un vero piacere per me essere qui oggi – ha esordito la Nissoli- per dialogare sui temi dell’intercultura suggeriti da accademici ed esperti che si sono trovati a scrivere capitoli diversi su questo libro abilmente coordinati da Serena Gianfaldoni. Uno dei maggiori pregi di questo volume risiede nell’approccio multidisciplinare che permette di cogliere le mille sfaccettature di un fenomeno ricco e complesso. Basta partire dall’analisi dell’indice del libro per capire il respiro e l’ottica che hanno mosso la curatrice a scegliere lemmi ed espressioni da commentare. Non si tratta di una visione univoca e piatta del fenomeno dell’immigrazione perché, al contrario, si affrontano temi che partono dal concreto, dallo spazio fisico, fino a comprendere aspetti legati alla psicologia delle persone, alle loro aspirazioni e ai loro diritti, culturali e umani. Vengono però anche sottolineati, oltre alla negazione dei diritti, i fraintendimenti, le intolleranze e le discriminazioni. Si coglie inoltre – ha proseguito la deputata – forte attenzione alla persona che sta dietro l’idea di migrante e si sottolinea il ruolo dell’empatia, il processo che ci lega all’altro. Moltissimi sono i lemmi che aprono al dialogo, alla condivisione, alla concertazione dimostrando che l’immigrazione non è solo un fenomeno sociale che va governato politicamente, quanto piuttosto l’espressione di una convivenza che può essere feconda sia per la società ospitante, che per gli immigrati che si spera possano diventare velocemente nuovi cittadini e non solo ospiti che portano braccia. Così come il nostro Paese deve garantire il riacquisto della cittadinanza a chi l’ha persa recandosi all’estero. Sono convinta – ha concluso la Nissoli – che oggi scaturiranno contributi rilevanti e interessanti anche per il nostro lavoro parlamentare. Spero che questo luogo possa diventare la porta d’ingresso per idee e valori che provengono dalla società civile e trovino accoglienza all’interno delle istituzioni”.
“Questo è un libro – ha affermato il deputato del Pd Edoardo Patriarca – che bisogna sempre portarsi dietro; è uno strumento molto utile. E sarebbe utile anche per la buona politica, per il lessico che si dovrebbe utilizzare alla Camera, non solo per quello interculturale”.
Al tavolo erano anche presenti l’ambasciatore del Regno del Marocco in Italia Hassan Abouyoub e l’ambasciatrice della Repubblica della Guinea Equatoriale in Italia, Cecilia Obono Ndong. Per l’ambasciatore del Marocco questo volume è “un lavoro geniale perché ci ricorda che siamo tutti un prodotto dell’interculturalità. Abbiamo il compito di promuovere questa visione del mondo. Tutti i Paesi sono allo stesso tempo luoghi di immigrazione e emigrazione quindi sarebbe bello che si utilizzasse il termine persone di mobilità”.
L’ambasciatrice della Guinea ha invece ricordato che tutti siamo migranti in qualche modo e che la differenza sta nel contributo che ognuno di noi porta con sé nel Paese in cui si sposta.
Patrizia Magnante, presidente nazionale della Società Italiana di Sociologia e direttrice della Collana di sociologia professionale ha poi dato il via agli interventi di alcuni degli autori presenti.
“Questo volume – ha spiegato la Magnante – tratta dell’incontro con le altre culture. Per noi è fondamentale l’approccio multidisciplinare di questo lavoro perché dà una ricchezza che spesso manca negli altri testi. Questo libro è utile per i sociologi ed è uno strumento fondamentale per tante altre professioni”.
Valerio Di Porto della comunità ebraica di Pisa, figlio di uno degli autori, Bruno, ha definito il volume “corale ed orchestrato benissimo”. “Questo volume – ha spiegato – fa comprendere a pieno l’importanza dell’uso delle parole e anche la loro duttilità, come le parole passino da un ambito all’altro. Il libro ha quindi anche un intento educativo, esplicitato anche nella quarta di copertina, al buon uso delle parole”.
La presidentessa della Libera Università dei Diritti umani, Gioia Di Cristofaro Longo, ha spiegato perché la scelta di dare una voce ad ogni autore sia stata, per lei, interessante: “Questo lavoro dà un rigore semantico alle parole usate e abusate. Noi oggi siamo di fronte al fenomeno dell’abuso delle parole perché molte parole fanno parte del nostro lessico quotidiano ma non c’è rigore nel loro utilizzo. In questo volume vi è lo sforzo di andare a recuperare una distinzione semantica delle parole”.
Flavia Cristaldi, dell’Università “La Sapienza” di Roma ha invece sottolineato la interessante ottica multidisciplinare del libro. Fra gli altri interventi segnaliamo quello di Ahmed Habouss, docente universitario, che ha sottolineato come “Le parole hanno un peso nelle relazioni umane, hanno un significato e ci deve essere mediazione fra parole e oggetto. Come si produce questa mediazione? Si produce con la conoscenza e con il confronto, non attraverso il senso comune. Ho l’impressione, guardando i mass media, – ha concluso Habouss, – che ci sia troppa leggerezza e questo lavoro aiuta a restituire alle parole importanti la loro identità di chiave di lettura della realtà”. Chiara Ferrero, presidente dell’Interreligiuse Studies Academy, si è detta molto contenta di aver preso parte a questa stesura. “Credo che questo libro rappresenti un’occasione per un confronto vero basato sui contenuti e per evitare gli slogan. Avendo unito esperti di tutti gli ambiti che si interessano al dialogo interculturale l’orizzonte si è finalmente ampliato”.
Il giornalista internazionale Samir Al Qaryouti, ringraziando tutti gli autori del volume ha espresso il suo desiderio di vederlo presto tradotto anche in arabo. Al Qaryouti ha spiegato quanto le parole abbiano un peso nel lavoro dei comunicatori: “Io lavoro con la parola da tanti anni in Italia ed è fondamentale che concetti importanti siano espressi nella maniera corretta. Concetti come antiterrorismo, diritti umani, libertà, vengono talvolta strumentalizzati contro interi popoli. Questo non deve succedere e i mass media hanno una grossa responsabilità”. Adnane Mokrani, presidente del Centro interconfessionale per la Pace dell’Università Gregoriana ha invece spiegato perché Lessico Interculturale rappresenti uno strumento “necessario per chi lavora nel campo del dialogo interculturale e religioso. Bisogna precisare i concetti e i termini perché, talvolta, la loro ambiguità rende il dialogo difficile e problematico. Oggi viviamo in un mondo globalizzato, la velocità non permette di approfondire i concetti. Le parole hanno una memoria, una storia e delle radici e questo libro potrebbe aiutare molto chi opera nel campo della mediazione ad essere cosciente delle sfumature che contano e che creano differenza. Questo può essere uno strumento educativo e pedagogico”.
Giampiero Falletta, dell’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio, ha invece parlato delle discriminazioni che avvengono attraverso un uso improprio delle parole. “Questo libro è importante perché le maggiori discriminazione avvengono proprio per effetto di un utilizzo improprio del linguaggio. I settori dove più di ogni altro le parole hanno un peso più significativo sono quello della comunicazione giornalistica e del web”. Said Talbi, il presidente dell’Unità Migranti Italia è infine intervenuto per spiegare quanto sia importante l’utilizzo di termini comuni e semplici. “Io sono arrivato in Italia 15 anni fa e frequentando le scuole italiane mi sono accorto che tutti i migranti che erano con me avevano tante storie interessanti da raccontare. Così ho capito che attraverso un linguaggio semplice e comprensibile ci potevamo unire e con la forza del nostro gruppo abbiamo creato un dialogo costruttivo che ci ha portato a mettere in piedi la nostra associazione”.
(Debora Aru-Inform)
comunicazioneinform.it